Mexican Street. Photo by Sarah Kraus.

Un anno (o due) per guarire

Sarah ha passato due anni a lottare con il long Covid. Due anni di sintomi e sensazioni.
United States, Northern America

Story by Sarah Kraus. Translated by Giovanna Luisetto
Published on September 17, 2022.

This story is also available in GB



11 febbraio 2020: l’ultimo giorno in cui mi sono sentita bene. 

Il 12 febbraio, mi svegliai con la gola leggermente irritata, niente di nuovo per me, così andai al lavoro come sempre. Andai a scuola, insegnai nelle mie classi, e in pausa pranzo consumai una confezione intera di vitamina C per scongiurare il raffreddore che pensavo mi stesse per scoppiare. Mi ricordo il giorno esatto, immortalato su Instagram con una fotografia della vitamina C e una didascalia che diceva, "Proprio oggi mi sento come se mi fossi presa qualcosa ... queste vitamine mi servono tutte!" Nonostante ciò, stavo pianificando una vacanza di primavera in Australia e Nuova Zelanda. Non dovevo assolutamente ammalarmi! 

Ovviamente, si parlava di Covid-19, ma in quel momento era solo una malattia in un altro paese. Ancora non era presente nella mia realtà.

La vitamina C sembrava avesse fatto effetto. L’irritazione alla gola era passata, e anche se mi sentivo un po' più stanca del solito, tutto sommato stavo bene. Tre giorni dopo, infatti, ero sull’aereo. Un amico mi diede il benvenuto in Australia e fu una bella vacanza. 

Due mesi dopo ero tornata ad insegnare nella mia scuola in Corea del Sud, dove vivevo in quel periodo. La vita era strana, a causa del Covid-19, ma stavamo bene. Gli studenti venivano a scuola in presenza un giorno a settimana, le rimanenti lezioni erano online. Noi, come insegnanti, passavamo molto tempo a pensare a come organizzare la scuola online, ma alla fine cadevamo nella solita routine.

Un giorno, ero seduta alla mia scrivania, e mi accorsi che mi faceva male la schiena – precisamente tra le scapole. Pensai di avere bisogno di sgranchirmi, o di alzarmi e di muovermi un po’. Non mi passò, e non riuscivo a far passare il dolore. 

Successivamente, cominciai ad avere bruciore di stomaco praticamente ogni giorno, che non era nuovo per me. Più in là quella settimana, iniziai ad avere dolore al petto. Inizialmente, sentii come dell’ansia, esattamente al centro del mio petto. Mi dissi, è normale essere ansiosa in un mondo che sembra impazzito. Il dolore al petto presto sembrò diventare un’infiammazione. Mi sentivo come se qualcuno mi avesse dato un pugno nel petto, o se la sua mano fosse bloccata dentro mentre mi scuoteva gli organi. Era molto fastidioso. Pensai probabilmente di essere stata colpita durante il mio corso di taekwondo in un incontro di allenamento senza essermene accorta. 

Veramente non pensavo al Covid-19, fino a quel momento sapevamo solo che si trattava di una malattia respiratoria. I sintomi erano tosse secca e febbre. Non avendo avuto nessuno di questi nell’anno precedente, non pensavo fosse il mio caso. 

Comunque, il dolore al petto stava diventando noioso. Poi, diventò molto peggio. Andai a fare un’escursione con un amico e ad un certo punto, ero distrutta. Oltre al fine settimana mi ci vollero altri due giorni per recuperare. In seguito a ciò, il dolore al petto iniziò a tenermi sveglia tutta la notte. Non trovavo una posizione comoda, in nessun modo in cui cercassi di dormire. Alcune notti, il mio cuore iniziava improvvisamente a battere forte e mi sentivo come in preda ad attacchi di panico. Finalmente andai dalla dottoressa, e prima di entrare in ospedale, mi fu richiesto un tampone. Fu negativo. Parlai con la dottoressa, e mi ordinò una radiografia al petto ed un elettrocardiogramma. Entrambi risultarono completamente nella norma. Si pensò che la causa potesse essere veramente l’ansia, dato che gli altri due esami andavano bene. Lì per lì lo accettai, ma continuai a sospettare che ci fosse dell’altro. 

Subito dopo essere tornata a casa negli Stati Uniti, feci un altro tampone, giusto per verificare di non essermi contagiata durante il volo. Ancora una volta negativa. Passai il primo mese in casa a riposare, decisa a vincere sul tremendo dolore al petto e sull’ansia. Alla fine, feci ancora un altro tampone, ma questa volta fecero anche il test per gli anticorpi. Stranamente, ne avevo! A quel punto, tutto iniziò ad avere un senso. Non mi sentivo male a causa dell’ansia, ma perché ero malata e lo ero da ben 7 mesi.

Da allora, ho avuto una valanga di sensazioni e sintomi. Il peggio fu tra dicembre 2020 e marzo 2021. È difficile spiegare perché. Era come un circolo vizioso. Oltre a dolore al petto e tachicardia, iniziai ad avere di nuovo mal di schiena. Ero sempre esausta e dovevo riposare ogni giorno. 

Poi, il mio braccio sinistro iniziò a farmi male. Mi faceva male proprio sotto il gomito. Non riuscivo a fare passare il dolore. In seguito, le mie gambe iniziarono a pulsare. Avevo sempre dolori e mi sentii persa. Non sapevo cosa fare né perché mi stesse succedendo tutto questo. Erano mesi ormai – non sapevo quanto sarebbe andato avanti, o quali altri sintomi avrebbe manifestato il mio corpo.

Sentii parlare di una condizione ora chiamata “long covid” quando mi iscrissi in Facebook al gruppo "portatori di long COVID". Fu incredibile venire a conoscenza del fatto che molti altri avevano i miei stessi problemi.

Da allora, ho avuto altri sintomi. Facevo estremamente fatica a fare esercizio e il battito cardiaco aumentava rapidamente. Sporadicamente ho avuto problemi neurologici, come confusione mentale, ronzio auricolare, sensazione di punture di spilli alle gambe, e scosse improvvise al cuore –che si verificavano mentre mi addormentavo, quindi avevo paura di dormire. Questo mi ha portato ad avere più cura di me, ad assicurarmi di mangiare sano, dormire abbastanza, e di non strafare. 

Nell’aprile del 2021, iniziai a vedere una dottoressa in medicina funzionale, e mi fece fare infiniti esami del sangue. Trovò che quando presi il Covid-19 all’inizio, questo riattivò il virus di Epstein-Barr, il virus che provoca la mononucleosi. Innanzitutto, non ho mai saputo di avere contratto quel virus, ma lei disse che la presenza del virus di Epstein-Barr era frequente nelle persone con problemi di salute dopo aver avuto il Covid-19. Mi inserì in un ulteriore protocollo per bersagliare il virus di Epstein-Barr, (una terapia antivirale). Ad un certo punto, prendevo 33 pillole al giorno! Ero così felice di curarmi, e pronta a tutto pur di tornare ad essere in salute. Se ho imparato una cosa vivendo in Corea del Sud, è inseguire i propri obiettivi senza sosta – lavorare duro, ad ogni costo.

In seguito al protocollo di vitamine, iniziai a sentirmi meglio. Non ho più avuto dolore continuo al petto e i dolori al braccio e alla gamba tornavano di tanto in tanto, quando ero stressata, mangiavo troppi dolci, o mi stancavo troppo. Il resto dei sintomi ancora andava e veniva, ma mi sentivo molto meglio rispetto a prima. 

Iniziai a vedere post del gruppo su Facebook che riguardavano una cura in Messico, in cui usavano cellule staminali mesenchimali derivate dalla placenta. Sembrava non-invasivo e semplicemente si usava una flebo (IV) endovenosa.[1] Feci molte ricerche e lessi delle testimonianze. Molte persone ammalate con lo stesso tipo di sintomi migliorarono tantissimo grazie alla cura. Risparmiai per qualche mese e mi decisi.

Nel novembre del 2021, comprai il biglietto dell’aereo e prenotai un Airbnb. Trascorsi le vacanze di Natale del 2021 in una piccola città in Messico, circondata da persone che si prendevano cura di me. Due dottori passarono circa due ore con me, ascoltando la mia storia e spiegandomi la cura. Successivamente, iniziai la mia prima cura con 28 milioni di cellule staminali. Ero seduta su una poltrona reclinabile nella stanza sul retro della loro clinica, guardando la piccola piscina fuori oltre la porta scorrevole di vetro e un paradiso tropicale. Alcuni giorni dopo, feci un’altra cura con 75 milioni di cellule staminali. Tornata a casa, mi sentii molto più energica, nonostante il medico avesse detto che per sentire veramente un beneficio ci sarebbe voluta qualche settimana o qualche mese. Quelle nuove cellule dovevano avere il tempo di dividersi dentro di me, di trovare e di sostituire tutte le mie vecchie, cellule morte.

Sono felice di dire che, alcuni mesi dopo la cura, mi sento molto meglio: quasi come prima del Covid19! I sintomi ogni tanto ancora compaiono, ma sono molto più lievi rispetto a prima. Ho ripreso piano piano a fare esercizio (più che altro faccio passeggiate e stretching) ed è come se il mio sistema immunitario finalmente si sentisse in un ambiente più stabile.

Pensando all’anno scorso, mi sento veramente molto meglio, emotivamente e fisicamente. Il long Covid mi ha insegnato tantissimo. Ho imparato che non immaginiamo nemmeno quello che possono passare le persone che incontriamo ogni giorno. Ho imparato che le persone con malattie croniche o problemi di salute sono tra le persone più forti al mondo. La salute è un dono che va protetto. Ultimamente, Dio ha il controllo e mi sento di avere fede perché so che mi ama, ed è leale. Ho passato lo scorso anno a guarire e mi sento meglio ogni giorno che passa. Non è ancora finita, ma mi sento incredibilmente grata.

13 gennaio 2022, quasi 2 anni dopo: Il primo giorno in cui mi sento veramente guarita.


Note a pié di pagina

[1] Flebo endovenosa (IV flebo) lenta e continua introduzione di fluido nelle vene


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Sarah Kraus

Sarah Kraus spent three years teaching English in Seoul, South Korea, and now teaches ESOL at an elementary school in Baltimore Cıty, Maryland. She is passionate about language and culture, and wishes to share that passion with others. She contracted Covid19 in early 2020, which left her with various debilitating symptoms, but has been on a journey of healing since then.

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