COVID-19 e le discussioni che provoca
Pare che ci siano differenze tra le preferenze nazionali per l’accumulo di scorte, un termine che è comparso spesso negli ultimi giorni per descrivere l’accaparramento di beni, cibo e bevande. Si dice che la Francia abbia carenza di profilattici e vino, per esempio, mentre in Germania mancano sicuramente la pasta e…mmmm…la carta igienica. Non saprei dire che cosa riveli questo fenomeno sulle diverse mentalità, ma lasciamo spazio all’immaginazione.
Germany, Western Europe
Story by Mira Kinn. Translated by Daniela Pratesi
Published on September 7, 2022.
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2020 – l’anno del topo per lo zodiaco cinese e ironicamente, come la sua controparte reale, un anno che sarà ricordato per la trasmissione di una malattia: il COVID-19. Lentamente e silenziosamente, in Europa è stata percepita come una cosa venuta dall’Est, sottovalutando la nostra nuova, fittissima rete globale, finché questa non è esplosa col botto. Questo virus non ha soltanto dimostrato la nostra interdipendenza globale, ma ha anche rilevato ingiustizie locali a livello globale, come un rafforzativo.
Lo stesso lusso di lavorare da casa o di restare isolati, come è permesso soltanto ad alcuni gruppi privilegiati, l’acquisto di vari prodotti, come le ormai preziosissime mascherine, che sono diventate merce rara e vengono perfino rubate dagli ospedali o, in alcuni paesi, il fatto stesso di avere un’assicurazione sanitaria. E soprattutto la comparsa del termine “attività essenziali” per indicare lavori improvvisamente riconosciuti come assolutamente necessari per il funzionamento della nostra società, come gli infermieri e i cassieri, ma che fino alla comparsa del virus non godevano di molto rispetto, né in termini di apprezzamento sociale né semplicemente di stipendio.
Si fanno sempre più insistenti le voci di una trasformazione del sistema sanitario, anche qui in Germania, dove il numero di decessi (1.017) è “relativamente basso” rispetto ai tassi di contagio (79.696) al 4 aprile e rispetto a paesi come Spagna (10.003) e Italia (14.681). Numeri comunque impressionanti per un virus, un killer che sembra essere comparso dal nulla, una minaccia fino allora sconosciuta.
Qui, nella Renania Settentrionale-Vestfalia (uno degli stati federali della Germania), il governo non ha promulgato un lockdown totale (si, ci sono regole diverse nei vari comuni su come gestire il COVID-19, il che ne aumenta solo la confusione), ma piuttosto un divieto di contatto tra più di due persone – a quanto pare, a vantaggio della salute mentale delle persone che stanno avendo così tante difficoltà in isolamento; dopo tutto, gli esseri umani sono animali sociali, no? Mentre altri hanno il privilegio di poter dare sfogo alla propria creatività con strumenti digitali come “Netflix Party”, feste o reading virtuali, etc. Opzioni che uso spesso, per sentirmi ancora in qualche modo connessa.
Mi pare che questo virus abbia messo le persone di fronte alle proprie paure più grandi, quelle più esistenziali: la vicinanza alla morte, la solitudine, non avere scorte sufficienti di cibo.
Pare che ci siano differenze tra le preferenze nazionali per l’accumulo di scorte, un termine che è comparso spesso negli ultimi giorni per descrivere l’accaparramento di beni, cibo e bevande. Si dice che la Francia abbia carenza di profilattici e vino, per esempio, mentre in Germania mancano sicuramente la pasta e…mmmm…la carta igienica. Non saprei dire che cosa riveli questo fenomeno sulle diverse mentalità, ma lasciamo spazio all’immaginazione.
Ho visto in TV un reportage su come una pasticceria si sia convertita dalla produzione di torte nuziali alle torte di carta igienica, all’inizio per scherzo, poi con grande successo. Un genere di argomenti che sembra essere comparso nelle conversazioni di tutti i giorni: “Come gestisci il Coronavirus, qual è la tua posizione in merito?”.
Cose che, dopo il virus, non saranno più le stesse, questo è certo. Alcuni discutono e temono l’implementazione permanente delle misure di emergenza, come la geo-localizzazione. Altri sperano in “riforme positive” del settore sanitario, opportunità a lungo termine per il lavoro a distanza o l’esperimento di un reddito minimo garantito. Da ottimista, spero che la crisi possa aprire nuove porte alla collaborazione tra nazioni e nuove finestre per rigenerare il pensiero sul futuro.
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