Inchieste inedite in Nigeria sull’aborto: Il punto di vista medico (3/4)
Criminalizzare l’aborto è una forma di discriminazione contro le donne. In Nigeria l’aborto è ancora illegale, ma non ha impedito a migliaia di donne di farlo. Queste donne mettono a rischio le loro vite usando vie pericolose per interrompere la gravidanza. In questa serie di storie, Hannah, scrittrice, giornalista e ambasciatrice di testimonianze per CotW, parla alle donne decise ad abortire malgrado i rischi.
Nigeria, Western Africa
Story by H.T. Jagiri. Translated by Giovanna Luisetto
Published on February 27, 2023.
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Criminalizzare l’aborto è una forma di discriminazione contro le donne. In Nigeria l’aborto è ancora illegale, ma non ha impedito a migliaia di donne di farlo. Queste donne mettono a rischio le loro vite usando vie pericolose per interrompere la gravidanza. Da persona appassionata di diritti delle donne e uguaglianza di genere, volevo esplorare l’impatto del divieto di abortire in Nigeria. Così ho cercato donne che avevano rischiato la vita per interrompere la gravidanza. Volevo conoscere la visione dei medici che praticano queste procedure. Questo è ciò che la Dottoressa Annie* ha da dire sulla questione, una tirocinante di un ospedale molto conosciuto nel cuore di Lagos, in Nigeria.
La Dottoressa Annie è convinta di prestare un servizio indispensabile. Sostiene di praticare l’aborto perché le persone hanno diritto ad una seconda possibilità. Racconta poi di un episodio che la impressionò moltissimo.
"Una teenager fu portata in ospedale per abortire in seguito ad un abuso. Sembrava veramente piccola e fragile. L’ecografia mostrò che era alla diciassettesima settimana di gravidanza. Si trattava di un caso abbastanza complicato perché era veramente piccola e con una soglia del dolore molto più bassa rispetto ad una donna adulta. Iniziai la procedura della dilatazione, ci volle molto tempo per dilatare la cervice. Una volta che fu abbastanza ampia, vi inserii uno strumento con delle palette. Lei ebbe un sussulto. Non le furono somministrati sedative perché volevo rimanesse reattiva. In seguito alla procedura, fu tenuta sotto osservazione finché tessuto e sangue non vennero espulsi dalla vagina.
Sfortunatamente, dovetti ripetere la procedura perché alcuni tessuti erano rimasti all’interno dell’utero. Soffrì di nuovo moltissimo. Fu davvero tanto doloroso per quella ragazzina. Dopo la seconda procedura, perse così tanto sangue che dovette essere spostata in terapia intensiva finché l’emorragia non si placò. Lottò per ritrovare un equilibrio psicologico. Tutto ciò fu troppo stressante per la sua giovane mente.
La maternità non è un gioco da ragazzi. È ingiusto sottoporre una ragazzina alla sofferenza mentale ed emotiva che comporta, a prescindere dal supporto ricevuto dalla famiglia. Ai bambini dovrebbe essere concesso di essere bambini e l’abuso non dovrebbe violarli. Come professionisti del settore medico che offriamo un servizio del genere, abbiamo poca o nessuna voce per dare forza a genitori o donne che arrivano da noi per abortire. Possiamo solo valutare e dichiarare possibili fattori di rischio nel caso si proceda o no. Personalmente, ritengo fosse giusto darle una seconda possibilità di tornare a una vita normale.”
*I nomi contrassegnati da asterischi sono stati cambiati per proteggere l’identità di coloro che hanno testimoniato a Correspondents of the World in forma anonima
Leggi la quarta parte – La realtà giuridica di questa serie di storie su Inchieste inedite sull’aborto in Nigeria qui.
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