Members of Bandung School of Peace are discussing sexuality and culture plus pro and contra in Indonesia

Creare luoghi sicuri per tutti in Indonesia

Per luoghi sicuri non si intendono solo bunker o nascondigli segreti. A volte, un luogo sicuro è una comunità che permette serenamente la libera espressione di sé.
Indonesia, Southeast Asia

Story by Fanny Syariful Alam. Translated by Giovanna Luisetto
Published on November 6, 2022.

This story is also available in GB kr



Cosa ti viene in mente quando qualcuno parla di luogo sicuro? Un bunker? Un posto segreto in cui nascondersi? Un luogo in cui proteggersi? Un luogo sicuro può anche non-essere un “luogo” fisico, ma anche un’amicizia sincera o una relazione in cui ci si capisce. Una mia amica era solita venire da me considerandomi uno spazio protetto. Diceva di avere bisogno del mio aiuto per risolvere i problemi col suo compagno a causa del suo comportamento violento. Sottolineava sempre che si sentiva al sicuro parlando con me della situazione, nonostante non ne parlasse con nessuno, nemmeno con i suoi genitori. 

Proviamo a pensare ad un luogo sicuro in un senso più ampio. Voglio raccontare cosa è successo a miei amici di religioni differenti che spesso subiscono persecuzioni a Bandung, la mia città, a causa della loro fede. Ad esempio, Pak Dhiyat della comunità IJABI Shia mi ha detto che alcuni gruppi di radicali islamici perseguitano la sua comunità marciando e minacciando coloro che partecipano all’Ashura Festival ogni 10 Muharram (il primo mese del calendario islamico) perché affermano che la comunità IJABI Shia si discosti dall’insegnamento islamico autentico e questo è blasfemo.  Mi ricordo anche di aver assistito ad un episodio di protesta della comunità Cristiana all’ITB: un gruppo religioso chiamato PAS (Penegak Ahlul Sunnah, difensori della Sunnah) interruppe il laboratorio di rinascita del Pastore Stephen Tong. Il gruppo accusò il comitato dell’evento di usare quel luogo per tutta la notte, anche se è noto che la comunità ogni anno svolge il laboratorio regolarmente fino a tarda notte. I contestatori sostenevano che il laboratorio sarebbe dovuto terminare nel pomeriggio. 

Quando penso a un luogo sicuro, penso anche alle mie amicizie lesbiche, gay, bisessuali, transgender (LGBT). Fui scioccata quando la Camera dei Rappresentanti in Indonesia propose di criminalizzare le persone LGBT con articoli sull’adulterio nella nuova proposta di legge penale. Richiamai anche durante i primi tempi di COVID 19 alcuni vlogger che presero in giro delle mie amiche transessuali di Bandung condividendo pacchetti di bisogni giornalieri, che presentarono come spazzatura, mattoni, e cibo scaduto. 

Non dimentico nemmeno i discendenti cino-indonesiani. Ho visto generazioni intere subire discriminazioni in Indonesia. Iniziò tutto con l’implementazione della legge N. 62 nel 1958, che obbligava ad avere un certificato di cittadinanza (SKBRI) per provare di fare parte del popolo indonesiano. Poi, i loro diritti sociali, politici, e culturali furono emarginati. Non posso ignorare la rivolta di maggio nel 1998, che mostrò il vero odio e la discriminazione contro di loro. Durante questo evento, furono uccise e violentate dozzine di discendenti cinesi e molti dei loro negozi furono saccheggiati.

Considerando questi eventi, credo nell’importanza di luoghi sicuri per tutti e in particolare per quelle minoranze perché hanno difficoltà nell’esprimere sé stessi e a dare voce ai propri interessi. Ad ogni modo, qual è il luogo sicuro più adatto in Indonesia a soddisfare le loro necessità? 

Un luogo sicuro non è solo una ‘stanza’, piuttosto ‘la necessità di esprimere la propria voce sentendosi protetti.’

Prima di procedere alla necessità di un luogo sicuro, vorrei tanto ricordare a tutti che l’Indonesia è un paese vasto con 34 province, con una popolazione di circa 269,603,400 persone di diverse etnie, razze, e appartenenze religiose. Questa è la ragione per cui nel nostro paese vige il principio di Bhinneka Tunggal Ika o “Unione nella Diversità.” Questo principio riflette l’unione degli indonesiani senza distinzione di etnia, religione, e razza. Contrariamente a questo principio, attualmente, molte persone in Indonesia hanno criticato la diversità, in particolare contro le minoranze che ho descritto. Quando questi gruppi di minoranze affrontano nel pubblico l’esclusione da parte degli apparati di governo, si sentono minacciati e incapaci di esprimersi. I membri della mia comunità giovanile della Scuola della Pace di Bandung (SEKODI) in Indonesia, incontrano persone dei gruppi di minoranza ogni settimana. Condividono i propri problemi esprimendosi apertamente in base al proprio orientamento religioso e sessuale oppure parlando pubblicamente della propria identità di genere, senza temere di essere discriminati né colpevolizzati dalle persone. Insomma, per loro un luogo sicuro è uno spazio alternativo. 

Luoghi sicuri dovrebbero essere protetti dal pregiudizio e dal giudizio con intolleranza zero

La mia comunità di giovani si sente sempre ispirata ascoltando le esperienze delle minoranze sulla necessità di uno spazio protetto per diversi motivi. Raccomando sempre ai giovani membri di mettersi in quell’atteggiamento, in modo che possiamo pensare e comportarci in favore dell’umanità. Ad esempio, la mia amica transessuale Ayu Cantika afferma che un luogo sicuro è uno spazio in cui fare visita alle minoranze rifiutate dalle proprie famiglie. Arrivano con limitazioni nelle proprie espressioni di genere, a volte soffrono di gravi problemi di salute, ignorati dai propri parenti o famiglie. Allo stesso tempo il mio amico transessuale Retsu, sottolinea che gli spazi dovrebbero essere liberi dal pregiudizio e dal giudizio con intolleranza zero. Hobbie, una rappresentante delle minoranze sessuali, aggiunge che è dove le persone si sentono libere di esprimersi e di dialogare. 

I punti di vista su un luogo sicuro potrebbero essere diversi a seconda delle persone. Pak Dhiyat della comunità IJABI Shia suggerisce che uno spazio protetto per la sua comunità potrebbe essere ipoteticamente—proteggere la sua comunità dalle proteste che si verificano ogni volta in cui viene celebrato il festival di Ashura. In questo senso, essenzialmente uno spazio protetto serve a prevenire la persecuzione contro le loro feste religiose. In termini di discendenti cino-indonesiani, la mia amica Nadia Priatno, attivista nella comunità di Bandung, sottolinea l’importanza di creare un luogo sicuro per i discendenti. Dalla rivolta di maggio del 1998, è convinta che la maggior parte di loro non sia ancora al sicuro. Tutto ciò sembra sia causato dalla polarizzazione delle identità politiche nelle campagne presidenziali in Indonesia nel 2014 e nel 2019, come con l’elezione del governatore di Giacarta Basuki Tjahaja Purnama (soprannominato Ahok) nel 2017. Christian, un discendente cinese e alleato di Jokowi  (presidente indonesiano) alla fine fu politicamente sconfitto da un gruppo integralista islamico e dal suo  avversario. 

Mi rendo conto che un luogo sicuro può variare a seconda delle necessità. Riassumendo, si riferisce all’importanza di esprimersi e di parlare apertamente, in particolare per le minoranze religiose, per orientamento sessuale, identità di genere, razza ed etnia. Può non essere solo una stanza fisica ma anche una condizione o una situazione, o addirittura un gruppo specifico con gli stessi interessi in cui le minoranze possano fare sentire la propria voce senza il negativo e aggressivo giudizio di altre persone e senza sentirsi minacciati a causa delle proprie opinioni diverse. 


How does this story make you feel?

Follow-up

Do you have any questions after reading this story? Do you want to follow-up on what you've just read? Get in touch with our team to learn more! Send an email to
[email protected].

Editorial

Fanny has been writing for us before, describing how members of the LGBTQ+ community in Indonesia sometimes struggle to follow their religious believes because they are being condemned by political and religious leaders (first recommended story). Other correspondents write about similar issues, like Megan, who found identity and a safe space to express themselves by joining the queer scene in Korea - until queer people were blamed for the spread of COVID in the country (second story below). Laura on the other hand struggles with interiorized lesbophobia, or having negative feelings about lesbianism while being a lesbian. In their story, they describe how they decided to enjoy loving someone, no matter what they were taught or what others think about it (third recommended story).

Recommended Further Reading

Talk about this Story

Please enable cookies to view the comments powered by Disqus.

Share your story

Every story we share is another perspective on a complex topic like migration, gender and sexuality or liberation. We believe that these personal stories are important to better understand what's going on in our globalised society - and to better understand each other. That's because we are convinced that the more we understand about each other, the easier it will be for us to really talk to one another, to get closer - and to maybe find solutions for the issues that affect us all. 

Do you want to share your story? Then have a look here for more info.

Share Your Story

Subscribe to our Monthly Newsletter

Stay up to date with new stories on Correspondents of the World by subscribing to our monthly newsletter:

* indicates required

Follow us on Social Media

Fanny Syariful Alam

Fanny Syariful Alam

Fanny Syariful Alam (He/Him) is a social activist, working voluntarily as Regional Coordinator for Bandung School of Peace Indonesia, a community for youth engagement in peace and human rights issues. He enjoys working with the youth for empowerment and knowledge transfer about social, politics, and human rights. He is also a writer and columnist for human rights issues. Please, feel free to contact him on [email protected] and read his work at https://www.insideindonesia.org/essay-our-home-together.

Other Stories in Italiano

Maria Sotiropoulou



Show all

Get involved

At Correspondents of the World, we want to contribute to a better understanding of one another in a world that seems to get smaller by the day - but somehow neglects to bring people closer together as well. We think that one of the most frequent reasons for misunderstanding and unnecessarily heated debates is that we don't really understand how each of us is affected differently by global issues.

Our aim is to change that with every personal story we share.

Share Your Story

Community Worldwide

Correspondents of the World is not just this website, but also a great community of people from all over the world. While face-to-face meetings are difficult at the moment, our Facebook Community Group is THE place to be to meet other people invested in Correspondents of the World. We are currently running a series of online-tea talks to get to know each other better.

Join Our Community

EXPLORE TOPIC Liberation

Global Issues Through Local Eyes

We are Correspondents of the World, an online platform where people from all over the world share their personal stories in relation to global development. We try to collect stories from people of all ages and genders, people with different social and religious backgrounds and people with all kinds of political opinions in order to get a fuller picture of what is going on behind the big news.

Our Correspondents

At Correspondents of the World we invite everyone to share their own story. This means we don't have professional writers or skilled interviewers. We believe that this approach offers a whole new perspective on topics we normally only read about in the news - if at all. If you would like to share your story, you can find more info here.

Share Your Story

Our Editors

We acknowledge that the stories we collect will necessarily be biased. But so is news. Believing in the power of the narrative, our growing team of awesome editors helps correspondents to make sure that their story is strictly about their personal experience - and let that speak for itself.

Become an Editor

Vision

At Correspondents of the World, we want to contribute to a better understanding of one another in a world that seems to get smaller by the day - but somehow neglects to bring people closer together as well. We think that one of the most frequent reasons for misunderstanding and unnecessarily heated debates is that we don't really understand how each of us is affected differently by global issues.

Our aim is to change that with every personal story we share.

View Our Full Vision & Mission Statement

Topics

We believe in quality over quantity. To give ourselves a focus, we started out to collect personal stories that relate to our correspondents' experiences with six different global topics. However, these topics were selected to increase the likelihood that the stories of different correspondents will cover the same issues and therefore illuminate these issues from different perspectives - and not to exclude any stories. If you have a personal story relating to a global issue that's not covered by our topics, please still reach out to us! We definitely have some blind spots and are happy to revise our focus and introduce new topics at any point in time. 

Environment

Discussions about the environment often center on grim, impersonal figures. Among the numbers and warnings, it is easy to forget that all of these statistics actually also affect us - in very different ways. We believe that in order to understand the immensity of environmental topics and global climate change, we need the personal stories of our correspondents.

Gender and Sexuality

Gender is the assumption of a "normal". Unmet expectations of what is normal are a world-wide cause for violence. We hope that the stories of our correspondents will help us to better understand the effects of global developments related to gender and sexuality, and to reveal outdated concepts that have been reinforced for centuries.

Migration

Our correspondents write about migration because it is a deeply personal topic that is often dehumanized. People quickly become foreigners, refugees - a "they". But: we have always been migrating, and we always will. For millions of different reasons. By sharing personal stories about migration, we hope to re-humanize this global topic.

Liberation

We want to support the demand for justice by spotlighting the personal stories of people who seek liberation in all its different forms. Our correspondents share their individual experiences in creating equality. We hope that for some this will be an encouragement to continue their own struggle against inequality and oppression - and for some an encouragement to get involved.

Education

Education is the newest addition to our themes. We believe that education, not only formal but also informal, is one of the core aspects of just and equal society as well as social change. Our correspondents share their experiences and confrontations about educational inequalities, accessibility issues and influence of societal norms and structures. 

Corona Virus

2020 is a year different from others before - not least because of the Corona pandemic. The worldwide spread of a highly contagious virus is something that affects all of us in very different ways. To get a better picture of how the pandemic's plethora of explicit and implicit consequences influences our everyday life, we share lockdown stories from correspondents all over the world.

Growing Fast

Although we started just over a year ago, Correspondents of the World has a quickly growing community of correspondents - and a dedicated team of editors, translators and country managers.

94

Correspondents

113

Stories

57

Countries

433

Translations

Contact

Correspondents of the World is as much a community as an online platform. Please feel free to contact us for whatever reason!

Message Us

Message on WhatsApp

Call Us

Joost: +31 6 30273938