Dialogo con i rifugiati in Norvegia
Le politiche anti-immigrazione sono in ascesa in tutto il mondo, ma possiamo contrastare queste tendenze se abbiamo il coraggio di porre domande e provare a conoscere meglio queste persone di cui si parla tanto.
Norway, Northern Europe
Story by Lene Mortensen. Translated by Maria Grazia Calarco
Published on April 30, 2022.
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“Parla con noi, non parlare di noi, e soprattutto non parlare a nostro nome.”
Queste le parole di Rouba Mhaissen, un’attivista per i diritti umani che aiuta i profughi siriani in Libano. Le sue parole mi sono rimaste impresse. In tutto il mondo, le discussioni sui rifugiati sono sempre più politicizzate. Ciò è evidente in Norvegia, dove gli attivisti chiedono che il Paese accolga le famiglie provenienti dai campi profughi in Grecia, mentre i partiti politici di destra sostengono che accogliere i migranti porterebbe un maggiore flusso di rifugiati verso l’Europa. In quanto mediatrice negli incontri tra gli studenti norvegesi e i rifugiati, credo che il dialogo sia la chiave per arginare queste tendenze politiche. Per comprendere meglio la situazione complessa dei rifugiati, è fondamentale concedere loro lo spazio per raccontare le loro storie, soprattutto in un momento in cui il numero dei profughi è in crescita in tutto il mondo.
Nel mio ruolo di insegnante di diritti umani attraverso il dialogo presso la Rafto Foundation [1] a Bergen, in Norvegia, offro lezioni sul tema dei diritti umani e della migrazione a studenti norvegesi di età compresa tra i 13 e i 19 anni. Al termine della lezione sulla migrazione, chiedo agli studenti: “Se aveste la possibilità di incontrare un rifugiato, cosa gli chiedereste?”. Dopo aver ascoltato le loro domande, gli rivelo che avremo un ospite: una persona che è dovuta fuggire dal suo paese e che adesso vive in Norvegia da rifugiato. Gli studenti hanno la possibilità di ascoltare la sua storia e di avviare un dialogo, e si mostrano loquaci e profondamente interessati ad ascoltare quello che il rifugiato ha da dire. Costruire rapporti attraverso il dialogo tra persone che non si conoscono è fondamentale, affinché i cittadini del Paese ospitante comprendano il bisogno di offrire rifugio e di difendere i diritti di coloro che hanno perso sicurezza e protezione.
Credo fermamente che lo strumento migliore per ridurre la politicizzazione dei rifugiati in Norvegia sia promuovere un dialogo in cui i partecipanti e i profughi abbiano la possibilità di porsi domande a vicenda. Nella mia classe ho constatato che questi incontri creano un legame tra gli studenti e i rifugiati. In questo contesto, gli studenti si trovano davanti un punto di vista unico, e questo incoraggia nuove prospettive nelle discussioni al di fuori della classe.
Le parole di Rouba mi hanno colpita perché ho avuto modo di constatare sia gli effetti positivi di dare spazio ai rifugiati per raccontare le loro storie, sia la pericolosa retorica che emerge nel racconto dei media quando le voci di coloro che cercano rifugio vengono messe a tacere. Le politiche anti-immigrazione sono in ascesa in tutto il mondo, ma possiamo contrastare queste tendenze se abbiamo il coraggio di porre domande e provare a conoscere meglio queste persone di cui si parla tanto.
[1] La Rafto Foundation è un’organizzazione no-profit e apartitica dedicata alla promozione globale dei diritti umani, per maggiori informazioni: https://www.rafto.no/
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